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La Chianti Classico Collection 2024

Il Calice di Corrado • 8 luglio 2024

Nell'anno del centenario

La trentunesima edizione della Chianti Classico Collection, tenutasi il 15 ed il 16 febbraio scorsi nella sede storica della Stazione Leopolda a Firenze, si è svolta in un clima particolarmente euforico tra produttori ed operatori del settore perché si è celebrato il centenario della fondazione del Consorzio, primo al mondo nel suo genere, avvenuta nel 1924 su iniziativa di 33 aziende riunitesi a Radda in Chianti.

Tale Consorzio discende dal famoso Bando del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, una vera e propria Denominazione di Origine Controllata ante litteram, emesso il 24 settembre del 1716 con il quale veniva stabilita una severa normativa per la produzione ed il commercio dei vini realizzati in quattro aree geografiche dei suoi possedimenti, delimitando, per la prima volta nella storia, alcuni territori particolarmente vocati per la produzione di vini di alta qualità al fine di proteggerli e tutelarli: tra di essi l’area più estesa era rappresentata proprio da quel territorio compreso tra le città di Firenze e Siena in cui nasceva l’omonimo vino Chianti (oggi Chianti Classico).


In effetti con la parola “Chianti” si intende sia una ben definita area geografica, sia due tipologie di vino prodotte in Toscana, il Chianti DOCG ed il Chianti Classico DOCG: di quest’ultimo l’area geografica è quella meravigliosa zona collinare di campagna toscana tra Firenze e Siena, nella quale i vigneti la fanno da padrone contornati da olivi e cipressi, che ha fatto innamorare anche gli inglesi per il clima, la cucina ed il vino, al punto che negli ultimi vent’anni non solo hanno acquistato e ristrutturato un gran numero di vecchi casolari, ma hanno anche creato un neologismo, Chiantishire, per definirla.

Venendo al vino, con Chianti Classico, l’unico a potersi fregiare dello storico marchio “Gallo Nero”, si identifica il vino prodotto proprio nella zona del “Chianti geografico”, mentre con la sola parola Chianti si identifica un vino prodotto in varie altre zone della Toscana: entrambi questi vini hanno il riconoscimento D.O.C.G., ma, oltre alla diversa area di produzione, vi sono differenze sostanziali per quanto riguarda le tecniche di vinificazione previste dai rispettivi disciplinari e di conseguenza altrettante sono le differenze qualitative e di prezzo nelle bottiglie.

Attualmente il territorio del Chianti Classico si estende per 70.000 ettari che comprendono per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa ed il disciplinare prevede per le tipologie annata e Riserva una percentuale minima di Sangiovese dell’80% al 100%, mentre per la Gran Selezione, il vertice della piramide qualitativa, si sale fino al 90% con il restante 10% solo di varietà autoctone ed inoltre tutte le uve devono essere di proprietà aziendale: anche gli affinamenti, calcolati dal primo gennaio dell’anno successivo alla vendemmia, hanno periodi diversi, minimo 12 mesi per l’annata, 24 per la Riserva e 30 mesi per la Gran Selezione.

Una recente novità riguarda la suddivisione del territorio in undici zone più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, le cosiddette UGA (Unità geografiche aggiuntive) permettendo l’indicazione in etichetta del nome di queste aree, distinguibili in base a fattori comuni sia naturali (composizione del suolo, microclima, ecc.) che umani (storia culturale, tradizioni locali, ecc.), applicabili però nella prima fase solo per la Gran Selezione.


Tornando alla manifestazione, riaperta anche al pubblico degli appassionati nella seconda giornata, vi è stato il nuovo record di espositori, ben 211, con oltre 700 etichette griffate Gallo Nero, tra Chianti Classico annata, Riserva, Gran Selezione, Vin Santo e pure l’Olio DOP del Chianti Classico.

Tra i miei migliori assaggi di questa edizione posso indicare come bottiglie singole la Gran Selezione Clemente VII annata 2019 dei Castelli del Grevepesa e la Riserva 2010 di Carpineto, mentre almeno tre aziende avevano un’intera batteria di prodotti di qualità eccelsa, il Castello di Monsanto con la Riserva 2020, il Fabrizio Bianchi Sangioveto grosso 2019 e la Gran Selezione vigna il Poggio 2019, Renzo Marinai con l’annata 2020, la Riserva e la Gran Selezione del 2019 ed infine l’azienda Fontodi, di proprietà del Presidente del Consorzio del Chianti Classico Giovanni Manetti, con le due Gran Selezione Vigna del Sorbo 2021 e Terrazze San Leonino 2020 e con l’iconico Super Tuscan Flaccianello della Pieve da sole uve Sangiovese dell’annata 2020.



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